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IL GIORNO MERCOLEDI 21 DICEMBRE 2016 La vocazione Ritrovare tele perdute o attribuirle a pittori famosi Quando la caccia ai capolavori è una tradizione di famiglia LA VOCAZIONE del vero gallerista è quella di scovare i capolavori nascosti, ritrovando pezzi che si credevano persi o attribuendo tele sconosciute a pittori famosi. C’è una componente da cercatore d’oro che si unisce all’istinto estetico (qualcosa più che un sesto senso) e a una forte dose di passione. Alberto Bolzani è un ottimo esempio della categoria, figlio d’arte (in tutti i sensi) da generazioni, titolare dell’omonima galleria che oggi ha sede nella caratteristica via Morone, proprio di fronte all’ingresso di Casa Manzoni. La perla che ha scovato di recente, dopo una lunga e tenace ricerca, è un quadro del 1883 di Gaetano Previati, intitolato “Angeli”, una tela che i collezionisti avevano dato per persa, capace di dare nuova luce all’intera produzione di uno dei nostri autori più importanti di fine Ottocento. Si vede la via italiana all’Impressionismo nelle larghe pennellate en plein air, nei colori che ricordano Renoir, nei volti delicati delle donne che vegliano, come angeli senz’ali, la salma al funerale. Una tela bellisssima, che Alberto Bolzani vorrebbe fare acquistare a un museo, che la renda visibile a tutti, per testimoniare una pagina fondamentale di storia dell’arte. Inutile dire che, tra indifferenza, lentezze burocratiche e lotte di potere, nessun ente pubblico si è ancora fatto avanti per fare suo il capolavoro, che per adesso rimane visibile in sede. La galleria si trova qui dal 2011, in un palazzo storico milanese, dopo lo sfratto da Palazzo del Toro in corso Matteotti, di cui si conoscono le tristi vicende della scalata immobiliare. L’attuale posizione è suggestiva, il cortile di epoca romana su cui affaccia è pregiato e magnifico, sebbene il passaggio delle persone sia minore che in una via come corso Matteotti, dove la galleria ha avuto sede dal 1938. La storia della famiglia Bolzani inizia molto prima, con il nonno di Alberto, Guido, che consegue il diploma da tessitore all’Istituto Serico di Como a inizio Novecento. Qui era finito in quanto orfano di madre e senza il padre, partito al seguito di Garibaldi fra i Cacciatori delle Alpi. Nel 1908, diplomato e pieno di entusiasmo, Guido progetta macchine per lavorare la seta, dipinge, apre vicino a Crema una fabbrica di gessi decorativi, brevetta l’uso del caucciù come materiale per gli stampi dei calchi, e dà libero sfogo a tutto il suo talento artistico e tecnico. Arriva a Milano nel 1922 per occuparsi di quadri e cornici, scegliendo come prima sede della sua nuova attività la via Tommaso Grossi, piccola ma azzeccatissima, perchè adiacente al celebre “Aux villes d’Italie” dei fratelli Bocconi, il grande magazzino antesignano della Rinascente. Guido si sposta più volte nella zona, sempre con gran fiuto per la posizione e attenzione alla clientela, finchè trova la sua sede ideale nel Palazzo del Toro, dove l’attività si sviluppa e diventa un punto di riferimento imprescindibile per i collezionisti. |
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